[RAG] The Way To Hope

Età:25 | Maestria: Segugio| Dono: Rallentamento temporale | Razza: Umano | PF 61/61 |

Mi sono preparato al meglio delle mie possibilità. Qualche giorno per riprendermi dalle ultime fatiche e poi la decisione finale. Una trepidante attesa prima di intraprendere questa ricerca. Ho congedato Joe, questa cosa devo farla da solo, anche se si rivelerà più difficile così. Ma ancora non so se sarà un suicidio, un martirio o un salvataggio.
Ho pensato a lungo se chiedere il suo aiuto o meno, abbiamo condiviso tempo e viaggio insieme, abbiamo conosciuto Hope lo stesso giorno. Ma così come la prima volta salvai Hope dal suo viscido padrone così allo stesso modo spaccherò il cranio di quelli che hanno osato metterle le mani addosso.

Cosa ne è stato di te?
Glitter ha tolto di mezzo Adon con la complicità di Rabdum. Quali fili starà muovendo per mantenere il potere ottenuto tramando l'assassinio del fratello? Oh tu, bastardo, come gli altre gronderai sangue per non averci consegnato Hope prima della nostra fuga. Ironia della sorte, mi hai concesso la libertà e la vita e tuttavia rischi la tua per mano mia.
Ma forse penso troppo. Tenere a bada la banda di Adon non sarà stato facile, se non si sono sbranati a vicenda qualcuno avrà reclamato il trono. Rabdun sarà stato così astuto da tenere a bada tutti?

Ormai sono settimane che seguo la pista: persone, merci, informatori.
Minacce, boin, favori.
Di nuovo, attraverso il deserto , seguo una strada appena abbozzata percorsa ogni giorno dai camion di schiavi verso La Nave. Non è mancata una certa dose di fortuna nel consegnarmi le persone giuste, nell'ascoltare le conversazioni riservate, e proprio una di quelle mi ha permesso di seguire con precisione il percorso dei Mercanti di Uomini. Prima segugi di puttane che un tempo venivano portate ad Adon come concubine, ora soddisfano le più luride richieste degli abitanti della Nave: stessa merce, più acquirenti e prezzi diversi.

Ci sono volute settimane e ora sto cercando di percorrere a piedi il tragitto che i camion fanno in giornata. Ma è troppo pericoloso unirmi a loro senza diventare una merce o uno schiavo.
Di notte mi perseguitano sogni agitati, corse disperate, fallimenti e successi, entrambi vani al risveglio.
Di giorno vivo la preoccupazione di essere sulla pista sbagliata, di seguire indizi fuorvianti, di perdermi in un mare di sabbia.
Ma giorno e notte è una sola forza a farmi proseguire il cammino, un solo coraggio a farmi affrontare la notte, una sola determinazione a smuovermi al sorgere del sole. Una sola speranza.

Hope. Trovarla, trovarla viva, liberarla.

Cammino nella sabbia da questa mattina. Ogni passo è ormai faticoso e sbatte sul terreno con poca convinzione. Avrei dovuto intravedere la Nave almeno due ore fa e invece il sole sta già calando e sono ancora in mezzo al nulla. A fatica riconosco i segni di pneumatici qua e là. L'ultimo a più di un'ora di distanza. Maledizione, inizio a pensare che quei tipi del locale stessero solo farneticando. O addirittura non parlavano affatto di questo posto.
Respiro sotto la sottile bandana al collo, mi fa morire respirare l'aria qui sotto ma l'alternativa è beccarsi una brutta ustione e non vorrei trovarmi una bolla grande come quella che ho sul braccio proprio in faccia.
Guardandomi attorno la sabbia sembra tutta una distesa uniforme e eppure so di aver percorso continuamente dune salendo e scendendo dai pendii. Le pietre guida, come stelle nel mare di sabbia, qui scarseggiano e l'ultimo punto di riferimento sicuro -almeno sicuro quanto l'uomo che mi ha passato l'informazione- l'ho visto questa mattina, poi da li in poi solo avanti grazie alla posizione del sole.
Certo, potrei aspettare la notte e orientarmi con le stelle, ma muovermi col freddo che scende mi preoccupa tanto quanto la mia scarsa abilità nel leggere gli astri. La direzione mi pare ancora questa, ma della Nave neanche l'ombra.
Forse...
eccolo il dubbio che si insinua anche adesso come i granelli di sabbia nelle vesti. Ho sbagliato a tornare, ho sbagliato a lasciare i compagni, ho sbagliato.
No.
No.
No. Non ho sbagliato nulla.
Per qualche ragione mi sento legato a questo posto e a lei. Senza, non potrei andare avanti. E non so ancora perchè.

Mi fermo, come per eliminare il dubbio insinuatosi dentro di me scrollo di dosso la sabbia dai vestiti. Sbatto sulla casacca, sul cappuccio e sulle brache. Via. Via. Via ogni dubbio io so che qui si gioca la mia vita. Si gioca il mio futuro.
Che stupido. Le ultime ore non ho fatto altro che camminare con lo sguardo a terra, tanto da ricordare meglio la forma delle mie scarpe piuttosto che la via da seguire. Basta, basta. Io devo farlo, non ho alternative. Se decidessi di tornare indietro e proseguire la mia vita come se niente fosse non sarebbe diverso che aspettare la morte sotto il sole. Perchè senza Hope, senza tentare di salvarla, inizierei a morire giorno dopo giorno. Ma non è solo questo...
Ma adesso basta.
Avanti un passo dopo l'altro! E si riprende a camminare aguzzando la vista e i sensi. Sento quel filo che ci lega tendersi ad ogni passo sul cammino. E non perchè mi sto allontanando, perchè ogni volta che ritrovo la forza, ogni volta che determinato faccio un nuovo passo, mi aggrappo con forza a quel filo, ed è per me una fune sicura con cui scalare la vetta di questa missione.
Cammino, corro mi ritrovo a correre in avanti con una nuova forza. Una corsa sostenuta ma non estenuante, mi rendo conto di dover recuperare il tempo passato a piangermi addosso.

Ma...
Cado.

Come uno stupido prima avanzando velocemente sul cammino e poi a rotolare rovinosamente giù da un improvviso pendio. La sabbia che prima avevo provato a scuotermi di dosso è ora ovunque. Mi bruciano gli occhi, trattengo inutilmente il respiro mentre rotolo verso il basso tentando di non respirare ne mangiare sabbia. Ogni volta che lo zaino sbatte per terra qualcosa al suo interno va in frantumi rendendo le prospettive future più nere. Striscio diversi metri verso il basso prima di fermarmi.
Annaspo come per riemergere dall'acqua -nulla di più distante da questo posto- e prendere una boccata d'aria e sabbia.
Tossisco, maledico la mia imprudenza. Sputo sabbia e cerco di pulirmi inutilmente il viso con le mani. Ci vogliono minuti prima che riesca a riprendere il controllo del mio respiro e prima di poter riaprire gli occhi. Minuti in balia del mondo, di un mondo bastardo e dei suoi cari figliuoli. L'unica cosa che posso fare è ascoltare, e ringrazio il cielo che è solo il vento a rispondermi.
Quando finalmente riapro gli occhi confermo di essere ancora solo. Ma quello che vedo mi lascia esterrefatto. Sono appena caduto. Caduto ai piedi del mio obiettivo.

In lontananza, ancora a qualche duna di distanza, si intravede finalmente il profilo fumante della città-nave. Quel mostro di ferro che ha inquietato i miei sogni è li.
E su uno dei ponti, in uno dei corridoi, tu sei.

E io sto arrivando.