QUEST: The Pit

Occhio delle Lande | Rallentamento Temporale | PF 35/35 | Strategia: 44

Sto cominciando a innervosirmi. Stringo la presa sui capelli del bastardo, neri come i suoi, seccati e increspiti dal caldo sole del Sud. Tiro indietro e pesto giu' con tutta la forza che ho.
Qualcosa fa crack. La risata gli si strozza in gola.
E mi sento già meglio.
"Te lo chiedo un'ultima volta." gli dico, facendo il giro del tavolo. Prima di rigirare la sedia e sedermi a cavalcioni, soffiargli in faccia i capelli strappati e rimasti tra le dita, e chiedere. "Dov'è?"
Moonshine sorride, sapendo quanto mi fa incazzare.
Tiro fuori la Rivolta Budella dalla fondina. La metto casualmente sul tavolo. E' una gran cazzo di arma. Nuova, pulita dalla ruggine, oliata. Ho pagato un extra per assicurarmi che il mirino fosse calibrato alla perfezione.
La guarda. Poi guarda me. Non c'è paura nei suoi occhi. Soltanto la consapevolezza che molto presto sarà la fine della sua esistenza del cazzo. La soddisfazione che da lui non avrò la risposta che voglio, e che lo sappiamo entrambi.
"Vuoi sapere perché ti ha lasciato?" infierisce, leccandosi il sangue dal labbro spaccato. La mia faccia dev'essere molto divertente, perché ricomincia a ridere. Metto la mano sul calcio della pistola. Non smette.
"Perché era soltanto parte del piano."
"Che cazzo-" sbraito.
"Il tuo piano."
-significa?
"Una famiglia. Una casa. Un lavoro. Dei bambini. Avevi già deciso tutto da sola."
"Non mi conosci-"
"Si, invece. Non sei così sveglia come pensi di essere, Fate." Si allunga in avanti, per quanto la corda glielo permetta. Mi indica la scia di corpi che ho steso a terra per arrivare a lui. Tutto quel sangue, quella morte e quel silenzio che neanche dieci minuti fa erano amici suoi. "Se lo fossi stata, saresti venuta a chiedermelo con calma. Da amica. L'ultimo che ti è rimasto sono io, dopotutto."
"Mi hai piantato un proiettile nello stomaco, figlio di puttana!"
Fa no-no con la testa, poi spallucce. "Perché è stato lui a chiedermi di farlo. Non era niente di personale."
L'arroganza di questo bastardo. Prendo la pistola. Pianto la canna al centro della sua fronte, ancora calda dalla sparatoria. Premo finché so che non fa male. "Non mi avresti detto comunque niente."
"Forse si. Forse no."
Tiro indietro il cane della rivoltella.
"Mi piaci, Fate. Mi piace la tua ostinazione, ma non sei la donna che fa per mio fratello. Fattene una ragione. Sappiamo entrambi che sei venuta qui per sfogarti, non per ottenere risposte. Quindi tira quel grilletto del cazzo e facciamola finita con le stronzate, perché non abbiamo nient'altro da dirci."
Ha ragione.
Sparo.

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Sono lucida, di nuovo.
Quanto tempo è passato questa volta? Non ne ho idea. Siamo ancora in viaggio. Fa un caldo boia. Tutto il sudore che potevo sudare l'ho perso per strada e le catene hanno cominciato a lasciare i solchi nella carne.
"Hey." cerco di chiamare una delle guardie. La mia voce raspa contro la gola resa secca dalla disidratazione ed esce fuori impastata dalla droga come melma. "Dateci almeno dell'acqua, porca troia."
Come cazzo è potuto succedere?
Forse Moonshine aveva ragione. Forse era l'unico amico che avevo. Se non l'avessi ucciso saremmo in viaggio assieme e non mi avrebbero preso.
Forse no. Il figlio di puttana meritava di morire, poco ma sicuro.
Uno degli stronzi mi sente e tira fuori un'altra siringa. Gli altri sono troppo storditi per accorgersene.
Merda. Non ho nemmeno saliva per sputargli in faccia, stavolta. Provo ad allontanarmi dalla gabbia.
Giusto, le catene.
Lo stronzo mi afferra per il braccio per tirarmi contro le sbarre. Non riesco neanche a protestare.
Prende la mira e affonda la siringa nel braccio.
L'ago punge di nuovo. Poi torna l'oblio.

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"Scendi."
Stavolta sono l'ultima a svegliarsi. Gli altri sono già scesi dal blindato. Tocca a me.
Guardo l'incappucciato attraverso i buchi e nei suoi occhi. "Bel completino."
Lo stronzo non sembra gradire il complimento. Mi stringe il cappio al collo, strattonandomi giu' dal blindato, facendomi cadere a ginocchioni nella polvere. L'impatto piu' duro di quanto mi aspettassi.
Mi rialzo a fatica, ancora stordita dalla droga. Il cappio che taglia e brucia contro la pelle. Stringo i denti. Magari se afferro il bastone e strattono-
Calma, Fate.
-riesco a buttarlo giu'. Da li, gli ficco le catene-
Sei nella merda. Non peggiore la situazione.
- attorno al collo. Tiro con tutta la forza che ho. Con l'angolo giusto potrei anche-
I cecchini, troietta. Vuoi strozzare anche quelli?
Comincio a camminare, seguendo la fila.
Non che ci sia molto altro che possa fare, se non sfruttare la camminata per scrollarmi i postumi della droga-
Il sangue che torna a circolare nei muscoli infiammati dal viaggio è come morire, ma dicono la stessa cosa degli orgasmi.
- e farmi un'idea del posto. Dei padroni di casa.
Non sembra il tipico accampamento schiavista. L'odore del sangue e il tenerci-vivi-fino-alla-fine fa pensare ai cannibali, ma quali mangia-carne-umana del cazzo girano incappucciati in quel modo?
Questo posto è diverso.
Me lo ripeto quando il vecchio mi seleziona tra i fortunati prescelti per la Scrematura, qualsiasi cosa sia. Questo posto è diverso.
Me lo ripeto quando mi denudano assieme a tutti gli altri, mettendomi al volo gli stracci che mi lanciano a terra. Questo posto è diverso.
Me lo ripeto ancora quando ci tingono di rosso e quando il collare si stringe attorno alla mia pelle, scorticata dal cappio.
Ma stavolta ci credo.

La stanza dentro cui ci gettano dentro in dieci sa troppo di rito di iniziazione. Di arena.
Mi guardo attorno. Guardo le facce degli altri. Ragazzini. Uomini. Un'altra donna. Tutti disarmati. Tutti allo stesso livello.
Vogliono vederci combattere fino alla morte. E stavolta spero di sbagliarmi.

"Hey!" pesto il pugno contro il portone di metallo, piu' volte. Devo prendere tempo. Devo capire chi è piu' stronzo qui in mezzo e distogliere la sua attenzione dai deboli, da chi non è in grado di combattere.
"Che cazzo volete da noi, eh!?"

E Dio, fa che non siano i ragazzini, perché non sono pronta per oppormi. Non riuscirei.
Devo scappare da qui per andare a trovarlo. Costi quel che costi. E non voglio far pagare loro il prezzo.
Non oggi.

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Ne ho solo sentito parlare... prima dell’inizio dello scontro la Fossa viene riempita di chiodi, triboli, scie di filo spinato, pezzi di vetro e qualsiasi altra cosa possa conficcarsi a fondo nella carne...

Parte di me non vuole crederci. Parte di me sa che è tutto vero. Sta per succedere.
Non riesco ad articolare le parole.
Quello che riesco a fare è sentire il disgusto per questa disumanità, il disprezzo per i colpevoli e la paura -- si, la paura -- per la mia vita. E per quella degli innocenti.

Non voglio uccidere.
Non oggi.
Non loro.

Porca puttana...

Ficco le unghie nel palmo della mano.
Stringo fino a farmi male.

Figli di puttana, sadici, malati del cazzo!

Non posso morire qui.
Non oggi.

E cosa... cosa dobbiamo fare?

Ma se non faccio qualcosa, è finita. Per me --

Ucciderci... e dare spettacolo!

-- e per chi non se lo merita.

Più uccidete e più guadagnate "punti"... alla fine del Timer quelli ancora in piedi accedono al livello successivo!

Quindi ok. Starò al gioco. Quel tanto che basta per capire come uscire da questa merda.
E farla pagare ai figli di puttana che credono di poterci usare come giocattoli per il loro divertimento.

Nessun rancore, amici...

Uscirò viva da qui. Costi quel costi.

ma capitemi: io sogno di morire tra le cosce di una troia....

Basta che a pagare il prezzo non siano i deboli.

e non lì dentro!

Mi faccio avanti vicino alla porta, affiancandomi allo stronzo che ha appena parlato.
Aspettando che la porta si apra e che vengano a prenderci.

"Tu muori per primo."

Sono pronta.

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Mi avevano detto che la luce in fondo al tunnel era qualcosa di positivo. Una promessa di Paradiso, non una discesa all'Inferno.
La Fossa è peggio di quanto il nero ci aveva anticipato. Molto peggio.

Niente di quello che ci ha detto poteva prepararci alle urla estatiche del pubblico. Alle loro risate. Alla loro sete di sangue. Del nostro sangue.
Tutte quelle persone che incitano la nostra morte, la spettacolarizzazione della cosa, non fa che alimentare il disgusto che si è insediato nel mio stomaco. La mia sete di sangue. E' stomachevole, ma non mi resta nient'altro. E li odio ancora di piu' per questo.

Tra di loro, i responsabili si gingillano come se fossero Dei in terra.
Li guardo tutti e due, il regista e il capo silenzioso. Imprimo le loro facce per bene nella mia memoria, perché tornerò per loro quando sarà tutto finito e voglio che capiscono.

Mi giro a guardare 'sorriso inquietante', attingendo dal disgusto. Alimentandolo. Il sottofondo Vivere e morire in questo giorno un mantra nella mia testa.
Quella che vive sono io. Quello che muore, lui. E così sia.

Chiamo a raccolta i muscoli delle gambe e delle braccia, polpacci, cosce, bicipiti, spalle, rassicurata di aver smaltito buona parte della droga che i figli di puttana ci hanno iniettato nelle vene per tenerci buoni. Mi serve tutta questa prontezza per farlo fuori il prima possibile.

Aspetto il colpo di pistola, e quando arriva --
Inaspettato. Vile, ma è un avversario in meno da affrontare e va meglio così.
-- scatto anche io. Uno sguardo rapido nella sabbia per tracciare un percorso sicuro e corro, pregando che non ci siano insidie sotto la sabbia. Intercettando la traiettoria dello stronzo. Mettendomi in mezzo.

«Dobbiamo proteggerli!»

E lo faremo.

Non sono nella mia forma migliore, ma ho già combattuto feccia umana come lui e so che c'è solo un modo per vincere. Devo colpire prima che lo faccia lui.
Appena sono in range, non aspetto un secondo. Non gli lascio il tempo di calibrare quel filo spinato verso la mia carne.
Lancio il palmo della mano dritto verso il suo naso, e spero di essere tanto veloce da poter colpire forte e ancora, prima che reagisca.

Occhio delle Lande | Rallentamento Temporale | PF 34/35 | Strategia: 44

Il combattimento inizia, e non esattamente come speravo - ma è la natura di un combattimento, no? E' imprevedibile. Soprattutto se non sai nulla del tuo avversario, se è la prima volta che ti batti con lui. Soprattutto se sarà l'ultima.

Per come stanno messe le cose, non posso fare altro che reagire alle circostanze e adattarmi al flusso del corpo a corpo.
Il primo colpo non è andato a segno - ma neanche il suo, quindi poco male.

Per come si mette la situazione (lui dietro di me, qualche detrito che punge sotto la fasciatura) posso solo stringere i denti e riprovare. Prima o poi andrò a segno. O andrà a segno lui.
Qualunque sia il caso, sarà finita in un paio di minuti. Nel bene e nel male.