Quest: E anche oggi una calda, calda... carneficina.

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Appena il motore si spense, rinfoderò nello zaino gli unici libri in suo possesso dopo averne accuratamente sfogliato i capitoli leggibili per le ore del viaggio, cercando di memorizzare informazioni utili.

L’inferno.

Fu quello il primo pensiero che si stagliò nella mente di Irving appena sceso dal grosso scuolabus che, fino a pochi istanti prima, macinava chilometri e carburante nell’arido nulla desertico.
Il caldo era talmente asfissiante che evitò di proferire una singola parola per non sprecare preziosa saliva mentre il riflesso del sole nella sabbia, a tratti quasi come rifratto da un vetro, lo costringeva a stringere le palpebre nonostante le spesse lenti della sua maschera antigas, fedelmente legata al volto.
Dopo pochi istanti si fece coraggio ed assieme al suo unico collega iniziò ad incamminarsi verso l’unico riparo presente nella zona.
Inutili furono i suoi numerosi tentativi di trovare sollievo togliendosi l’elmo, talmente incandescente da ustionare al minimo contatto.
L’uomo che lo accompagnava sembrava sapere il fatto suo: Jurgen era il suo nome e portava un turbante costituito da stracci traspiranti che lo proteggevano adeguatamente dalle sevizie del sole.
Il suo fucile sembrava essere stato utilizzato in diverse occasioni, e certamente la sua presenza poteva spostare la lancetta in favore della riuscita della spedizione.
Mentre si avvicinavano all’insediamento scorto tra le rocce, bevve metà della sua razione di acqua ormai bollente e cercò come meglio poté di rompere il ghiaccio.
Non che ce ne fosse bisogno con queste temperature.
“L-lo sapevi che prima di tutto questo v-v-veicoli del genere portavano le p-persone in ben altri posti rispetto a dove siamo adesso?”
Non poteva fare a meno di pensare a cosa avrebbero fatto di loro i predoni se li avessero colti impreparati, ci sono molti modi per morire e spesso un proiettile è uno dei migliori.
Man mano che questo pensiero si fece strada, raggiunsero il villaggio ed Irving assunse un’espressione abbastanza patetica da cane impaurito, ma almeno la spessa maschera riusciva a celarla.
“F-forse dovremmo trovare il mandante.” esordì, attendendo una risposta dall’uomo di fianco a lui.

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Finalmente il viaggio dentro questo forno con le ruote è finito anche se qua fuori non che è che si stia tanto meglio!! Mentre il mezzo si allontana in una nuvola di polvere, mi copro la bocca con un lembo del turbante e cerco di rifocalizzare i miei pensieri sul motivo che mi ha portato qua. Il caldo è così invadente che mi entra nelle ossa e nel cervello sciogliendo i pensieri prima che prendano una forma definita. Lavoro. Bonin...Predoni…e Irving, il mio compagno in questa avventura. Durante il viaggio non c’è stato modo di approfondire la conoscenza, troppo caldo per parlare se non per presentarsi e scoprire che eravamo entrambi diretti nello stesso luogo. L’unico dettaglio trasparito della sua persona sono i libri che ha con sé e che ha letto per tutto il tempo, troppo poco per trarre giudizi. Speriamo solo che non siano le sue uniche cartucce


"Spero vivamente per loro che fosse un posto anche solo un poco migliore di questo"

A grandi falcate e in cerca di un’oasi chiamata ombra mi avvicino alle case costruite a ridosso di alcune rocce. Poche persone in giro e sembra che due forestieri che arrivano in questo luogo pieno di vita non faccia molto notizia.


"Hai perfettamente ragione, ma stiamo all’erta". Non vedranno molte anime in questo posto e non ci stanno minimamente considerando"

Mi avvicino al primo a tiro “Ehi scusa, avete un capo o qualcuno con cui parlare per un lavoro?”

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Sarà il caldo, sarà un po' di sana paranoia, ma dopo i primi istanti i miei timori risultano totalmente infondati. Al contrario, ora che osservo meglio sembra che due lupi siano appena entrati in un recinto di pecore. "Questi poveracci sono terrorizzati! Chissà quante ne hanno dovute passare e ne stanno passando. Mio padre aveva ragione, l’umanità ha imboccato un tunnel di barbarie del quale non si vede l’uscita. Come è possibile che la sola presenza di due forestieri crei un’atmosfera così gelida? Non riesco a concepire come una persona si possa sentire una preda. Dov’è l’orgoglio di essere uomini e reagire? E dov’è l’umanità di coloro che fanno la parte dei cacciatori?"


Con fare il più gentile più possibile
-Scusami, non volevo prenderti di sorpresa. So che qualcuno di questo avamposto ha richiesto aiuto per un problema con alcuni predoni. Io sono Jurgen e lui è Irving. Noi possiamo aiutarvi. Con chi dobbiamo parlare?-

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“In questo mondo cane mangia cane, e a giudicare dal posto queste nullità sono state masticate e sputate già parecchie volte...proprio come me”, pensò, mentre Jurgen cercava di ottenere informazioni riguardo al loro incarico.
Si soffermò poi ad osservare i volti dei pochi abitanti: non riusciva a capire se quelle anime vedessero in loro dei salvatori misericordiosi o una coppia di stronzi pronta a banchettare sui resti.
“Mmh, banchettare sui resti…”, il pensiero si insinuò inevitabilmente, come la sabbia negli stivali.
No, era un’idea stupida.
Si rese subito conto, dai toni gentili del suo collega, che se solo avesse provato ad estorcere qualche Boinn in più dalla ricompensa sarebbe finita male ancor prima di cominciare.
Una volta terminato il breve colloquio con il tizio, il suo sguardo iniziò a seguire la punta tremante del dito fino a scontrarsi con un alto cumulo di lamiera e legno che poteva forse assomigliare ad un’abitazione.
Alla vista delle precarie assi il suo cuore, già affetto da tachicardia, inizio a battere ad una velocità preoccupante e per un momento credette che tutti nell’insediamento potessero sentirlo.
“Quindi dobbiamo salire in cima? Non m-mi sembra molto s-sicuro”
Nei momenti di paura, la sua voce era costantemente spezzata, non riusciva ad evitarlo.

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Ora che il tizio stava indicando quale fosse la nostra meta, la povertà e la disperazione che regnava in quel luogo divenne evidente in tutta la sua cruda verità. Solo dei pazzi, o dei disperati, vivrebbero in catapechie di quel genere.

Qua sotto non credo che troveremo risposte alle nostre domande. Dobbiamo necessariamente salire. Se quella scala marcia ha retto fino ad ora...
Senza finire la frase procedo fino al primo gradino mentre le poche persone si allontanano da noi come fossimo degli appestati.
Forza Irving, non saremo arrivati fin qui per fermarci di fronte ad una scala? Su, saliamo!...e, mi raccomando; niente starnuti che qui crolla tutto. Facendo un occhiolino al mio compare, comincio a salire ponderando con attenzione ogni passo.

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Sfidando la sorte e non senza una vistosa vena di preoccupazione, Irving inizió a seguire Jurgen sulle gracili scalinate marcescenti, ricambiando l'occhiolino del collega con la prima frase che gli balenó per la mente.
"M-magari in cima tira anche un po' d'aria, eh Jurgen?"
Rise, cercando di liberare la mente dalla visione dei loro corpi sfracellati al suolo in una pozza di interiora.
"E poi s-se ti rompi qualche osso cadendo giù, ho un k-kit medico nello zaino"
La risata fu molto amara questa volta.
Il caldo continuava ad essere asfissiante, non sarebbe dovuto partire senza nemmeno una protezione per il corpo.
Se si fosse beccato un'insolazione come si deve non sarebbe stato sicuramente in grado di ragionare, figuriamoci sparare.
Poi prese nuovamente la parola, cercando di utilizzare un tono pacato e convincente, riuscendoci solo in parte.
"Sarà difficile affrontare una banda di r-razziatori in due, credo che sarebbe m-meglio chiedere la presenza di un uomo che quantomeno conosca la geografia della zona in cui siamo, e che magari sappia s-sparare qualche colpo per coprirci le spalle"
Più persone partecipavano alla spedizione, meno probabilità c'erano che si beccasse un proiettile lui.

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Ogni passo è un' inquietante scricchiolio ed ogni scricchiolio è un rivolo di sudore che si somma a quello che già ricopre il mio corpo. Il caldo opprimente non aiuta certi tipi di sforzi, se poi aggiungiamo l'emozione di non sapere quanto questa scala reggerà credo che renda chiara la situazione.


Certamente, i tipi che restano laggiù non sanno cosa si perdono a non salire. O magari stanno giù apposta per tirare sotto di noi un lenzuolo così se caschiamo risparmieremo il tuo Kit Medico. Non hai visto come sono cordiali?

L'ennesimo grandino della rampa sta per essere superato quando le ultime parole di Irving arrivano alle mie orecchie. Fino a quel momento le risposte date alle sue plausibili lamentele mascherate da malcelata pacatezza erano state date con un certo sarcasmo e accondiscendenza, ora il tono è ben diverso

"Ma mi prendi per il culo? Vedi altra gente a parte noi due che possano dare una mano a queste persone? Vuoi per caso sederti all'ombra di una roccia e aspettare che si faccia vivo qualcuno a darci una mano? Fa un pò quel che vuoi. Tua la scelta di essere arrivato fin qua, tua la scelta di andartene"

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Il tono di Jurgen lo colpì come un montante ben assestato.
L’uomo, che fino ad ora era caratterizzato da toni gentili e sarcastici, rivelò forse la sua vera natura, voltandosi verso Irving con sguardo duro ed autoritario.


Non sarebbe mai tornato indietro.
L’unico motivo per il quale non era più tornato tra le sicure mura di Hojote era quello di dimostrare qualcosa alle Lande ma prima di tutto, a se stesso.
Lui non era inutile, e nonostante avesse una paura fottuta di affrontare i predoni in campo aperto non si sarebbe mai tirato indietro.
O almeno ci avrebbe provato.
“Meglio non far incazzare questo tipo, è sicuramente più abile di me in uno scontro a fuoco non ci sono dubbi. Potrebbe essere la mia unica possibilità di uscire tutto intero da questa faccenda”, pensò, mentre tentava di elaborare una risposta sensata che potesse portare ad una sorta di pacificazione.
Nemmeno se ne accorse, ma la sua voce non uscì sotto forma di frammenti sparpagliati, riuscì invece ad assumere un tono piuttosto deciso, anche se ben lontano dalla voce tuonante del suo compagno.
“Non starò a guardare mentre una banda di canaglie riduce questo posto a ferro e fuoco, puoi starne certo Jurgen. Nell’Ovest, da dove provengo, ho una faccenda ancora aperta con un gruppo di bastardi che hanno assaltato la carovana di cui facevo parte...tutto quello che mi resta sono la mia vita, questa pistola e i libri che mi porto dietro.”
Poi parlò di nuovo, accarezzando lievemente il calcio della sei colpi.
“Questa è la mia prima volta a caccia di teste, ed è giusto che tu sappia che non sono né un gran tiratore né un esperto di tattiche militari, ma ti coprirò le spalle se tu farai lo stesso con me”.
La voce, attraverso la maschera antigas, appariva gracchiante come quella di un volatile.
“Se invece morirai, beh, quel fucile dovrà pur valere qualche Boinn”.
Il sorriso che celava sotto la maschera, mentre custodiva gelosamente questo pensiero, si spense non appena continuò la sua precaria salita in balia dei forti battiti del suo cuore.

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Il repentino cambio di tono da parte di Irving mi porta a guardarlo, per un momento, con maggiore attenzione. "Chi si nasconde dietro quella maschera. L'Irving titubante con la voce rotta o quello deciso e quasi spavaldo?" Dubbi futili, non è l'ora di fare psicologia spicciola. Nel momento stesso in cui lo guardo salire di un passo ecco il suono che non avrei mai voluto sentire...CRACK...l'asse di legno su cui poggia il piede non regge il suo peso e si spezza in due mentre Irving si sbraccia per cercare un appiglio che non c'è
" Cazzo!Cazzo!Cazzo!" più d'istinto che per un movimento volontario allungo il braccio...mi sembra così lontano, impossibile fare qualcosa. Ed invece, non so come, la mia mano afferra il suo colletto e per un interminabile secondo lo vedo in equilibrio sul baratro prima di riportarlo su dei gradini più stabili.
"Cosa dicevi sul coprirsi le spalle?" dandogli uno paio di buffetti sulla spalla.
Fingo un pò di spavalderia ma l'adrenalina e la paura mi fanno battere il cuore mille.
Gli ultimi passi che mi dividono dalla fine di questa giostra mortale sono pesanti, le gambe sono rigide per la tensione e sento le vesti essere un tutt'uno con il mio corpo con il sudore che fa da collante.
Finalmente siamo in cima, finalmente un pò di ombra, finalmente...un pò di compagnia!! Una donna, formosa nei punti giusti e con un fare decisamente differente rispetto ai personaggi che ci siamo lasciati indietro si rivolge a noi. Per un momento mi sembra di essere in una delle vecchie favole che mi raccontavano da bambino. Ho scalato la torre e trovato una principessa da salvare?


"Ehm, probabilmente sì, sei tu che hai richiesto aiuto per dei predoni"