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Quarta parte di “Schiavi e Padroni”

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  1. Alldvar
     
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    “Uh, date davvero l’impressione di non essere i soliti cazzoni sputati dal mare, e io non sbaglio mai.” La voce del dottore prende un piglio più acuto, risultando ancora più distorta e grottesca attraverso gli altoparlanti. “Già, la morte del nano non è certo una novità, ma ammetto che vederlo in prima persona mi ha rallegrato la giornata. Parliamo”.

    Venite scortati all’interno di un vecchio edificio, risalente a prima del Disastro a giudicare dall’architettura. Forse un antico municipio, memore dei tempi in cui l’ardore degli ideali politici infiammava le strade e gli animi degli americani. Ridotto ad un rudere, tutto ciò che incarna ora è la tirannia di un leader che ha fondato il suo impero sulla costrizione del corpo. Orrendi busti di ceramica che scimmiottano le fattezze di Dealgood decorano il salone principale, così come le effigi impresse sulle pareti avorio: mani arcuate con un codice a barre tatuato sul dorso. Un vero e proprio santuario alla sua persona, protetto da interi squadroni di golia corazzati.

    È qui che il dottore fa la sua comparsa, emergendo da una specie di sipario rosso posto al limitare della sala.

    Dealgood indossa vestiti pomposi e variopinti, le dita oblunghe decorate da gioielli e pietre scintillanti. Lunghi capelli neri leccati all’indietro, tratti aquilini e vagamente inquietanti. Sorride viscido, senza fare un singolo passo verso di voi. Dietro di lui, il suo immenso protettore. Un golia mascherato, alto e grosso il doppio rispetto a tutti gli altri, munito di braccia meccaniche HOX 3.5 e Lama Frantumatrice.

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    "Cotton, che… piacevole sorpresa! Cosa c’é? Eri stanco di fare il bravo cagnolino?” Dealgood posa la mano sulla nuca del guardiano, che nel frattempo si è inginocchiato alla sua altezza. “Scelta saggia, in fin dei conti quelli come noi sono adatti a fare i padroni, non gli schiavi. Mi chiedo solo se tu e le tue concubine…” dice, osservandovi “…siate davvero pronti al comando. Ah, un compito gravoso, miei cari."

    Vi invita con un gesto a farvi più vicini, senza smettere di sorridere. “Ciò che è stato non ha importanza finché ci troviamo qui. In casa mia non si parla con pallottole o lame. Lo trovo… completamente inutile. Sarete dello stesso parere, immagino.” Vi sta chiaramente sfottendo. Sa che non proverete nemmeno ad alzare un dito contro di lui. Non qui, non con tutta questa sicurezza. Sarebbe un suicidio. “E mi scuso per le piccole quisquilie accadute all’esterno. Se non liberi mai un cane, diventa famelico. E infedele”. Non si sta scusando davvero, è tutto carburante per il suo ego.

    “Ho rubato la scena troppo a lungo. Ora tocca a voi."

    Se volete, possiamo giocarcela su Discord per velocizzare.
    Altrimenti tengo per buone le vostre richieste/offerte e mando avanti.
     
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31 replies since 24/9/2019, 16:12   636 views
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