[R.A.G.] - What a WONDERFUL world

R.A.G. - Abi De Vultures

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    #0 - In the END, everybody DIES

    Music ON: This Corrosion - The Sisters of Mercy

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    ***

    La leggenda racconta come Zed volesse mettere su un’agenzia di viaggi e qualcuno avesse commentato come l’unico viaggio che poteva immaginarsi in quel pianeta allo sfacelo era quello verso l’altro mondo.

    L’idea allora era cambiata e Zed si era convinto di riunire una cricca di assassini e mercenari pronti a dare il benservito su commissione, al miglior offerente, ma qualcuno aveva obiettato come quel genere di personaggi non ci avrebbe pensato due volte a spedire all’altro mondo proprio lui, nel cuore nella notte.

    “Stai scherzando, vero?” aveva strabuzzato gli occhi, stringendo nella manona il bicchierino di Terzo Grado che era solito bere dopo la giornata trascorsa nella discarica. “Gli offro cibo e protezione, un lavoro ben pagato e quelli vorrebbero davvero farmi la pelle?”

    Aveva buttato giù il liquido, tamburellando con le dita grassocce sul bancone, arrovellandosi sull’inaspettata deriva del suo piano geniale. Zed conosceva bene il mondo di cui passava ogni giorno a scavare tra i rifiuti accumulati, ma non aveva mai esattamente preso in considerazione di poter diventare anche lui una qualsiasi carcassa lasciata a marcire al sole.

    Storse la bocca al pensiero di quei cadaveri buttati sulla strada, mescolati ai resti di tutto quello che viveva a Vorticum: nonostante l’azione delle ventole sull’insediamento, dopo qualche giorno diventavano puzzolenti e marci, banchetto facile per qualsiasi affamato, animale o umano che fosse.

    “Sono un bel problema tutti quei morti” aveva mormorato, giocherellando con il fragile bicchierino sbeccato, mentre l’idea dell’ennesima cricca di ammazzatori seriali andava in frantumi. “Sai, nessuno ci fa caso alle cose interessanti che si possono trovare tra i rifiuti…”

    Rimase per un lungo attimo a fissare un punto indefinito davanti a sé, quando all’improvviso ebbe un’intuizione - l’intuizione - che gli avrebbe cambiato la vita.

    Non gli serviva inventarsi un nuovo lavoro, bastava semplicemente spostare di un poco l’attenzione dai rimasugli di plastica e metallo che era solito raccogliere e rivendere al più interessato sul mercato.

    Spostò lo sguardo sugli altri avventori seduti accanto a lui, poi verso il barista intento a mescolare qualche nuova bevanda dal dubbio sapore: ciascuno di loro, nessuno escluso, erano tutti possibili clienti... e possibili fornitori.

    Avrebbe solo dovuto avere un po’ di pazienza: in fondo, tutti dovevano morire prima o poi.



    Edited by Akainatsuki - 19/3/2019, 15:01
     
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    #1 - DEAD man tells NO tale

    Music ON: Why Don't You Get A Job? - The Offspring

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    ***

    Un funerale firmato De Vultures non era affare da poco a Vorticum. In primis serviva il morto, o i morti, poi ci si doveva presentare a velocità supersonica sul luogo del fattaccio prima che arrivasse chiunque altro, nemico giurato o cane randagio che fosse.

    Zed aveva organizzato tutta una rete di sorveglianza sguinzagliata per i vicoli e i locali dell’insediamento, pronta a rivelare la prima sparatoria o tafferuglio, per cui poi si sarebbe accorsi proprio come avvoltoi sul cadavere ancora caldo.

    “Desolati per la vostra perdita. O se non fosse una perdita, ce ne prendiamo cura noi e togliamo il disturbo” esordiva con un inchino, abbassando cerimonialmente la tuba floscia che aveva iniziato a portare in testa da quando la sua idea aveva iniziato a materializzarsi.

    Shine gli aveva confezionato quel cappello ridicolo per assecondare le sue considerazioni su come fosse necessario darsi un tono, essere un minimo professionali e alla fine si era ritrovata a elaborare una sfilza di berretti, vestiti e scarpe che avrebbero potuto bastare a mezzo insediamento: ciascuno di un nero diverso, ciascuno rattoppato alla bell'e meglio, ma sicuramente in grado di farli riconoscere quando fossero comparsi sulla scena.

    “Quando sei dead as dust, non ti interessa cosa hai addosso” aveva sancito scuotendo la pomposa capigliatura bionda, mentre scuciva e accorciava o allargava i vestiti che qualcuno avrebbe dovuto portarsi qualche metro sottoterra.

    Abi, Endme e Bones avevano imparato a infilare senza troppe lamentele quell’accozzaglia di stoffa capace di nascondere tutto quello che fossero riusciti ad arraffare - a funerale concluso.

    Nella tomba, infatti, i morti non portavano solo i loro segreti.

    Zed lo aveva capito fin dal primo lavoro che si era ritrovato a svolgere, ancora da solo, mentre combatteva contro uccellacci e mosche affamati: chi trova un cadavere, trova un tesoro.

    Denti, ninnoli, armi, protesi e pure qualche organo ancora buono da rivendere. Bastava tornare in quel fazzoletto di terra che lentamente aveva iniziato a popolarsi degli ex-concittadini di Vorticum e rimettersi a scavare a ritroso, nel cuore della notte bollente.

    Prima che arrivi qualcun altro” commentò piatta Endme, aggiustandosi il monocolo al naso e portando la vanga sulla spalla. Rivolse un’occhiata torva alla buca davanti alle punte dei suoi piedi, per poi fare cenno a Bones di avvicinarsi con la lanterna.

    La luce della fiamma illuminò di ombre cupe il terreno sotto di loro, rivelando la cassa che avevano calato quando il sole era ancora alto nel cielo. Di giorno rispettabili becchini, di notte beccamorti avvoltoi.

    Abi si affiancò agli altri due, le corde e i ganci in mano. Si inginocchiò sul bordo della fossa, armeggiando con il complesso sistema di carrucole che Endme aveva inventato per risparmiare tempo e, soprattutto, fatica: tirare fuori dalla terra una cassa e il suo contenuto non era un lavoro semplice, a meno di non possedere le enormi braccia di Zed, che in quel momento era di sicuro in una delle tante bettole dell’insediamento a sorseggiare Terzo Grado e allungare le orecchie al prossimo buon - defunto - affare.

    Lavoravano in silenzio, sotto una luna lattiginosa, cercando di guadagnare ogni centimetro verso la superficie. Finalmente, parecchia sabbia infilata negli anfratti più innominabili, riuscirono a far nuovamente risalire al loro piano esistenziale il caro estinto.

    La lanterna gettava una luce traballante sul legno già così consumato che pareva avesse visto qualche altro paio di funerali nella sua vita precedente. Mentre Bones cercava di comporre una frase di senso compiuto, le sue gambe avevano iniziato a tremare vistosamente.

    “N-non s-siam-mo a-arriva-a-ti pri-i-ma” balbettò, spostando di lato con una mano il coperchio fissato alla meno peggio. “S-sia-a-mo a-arri-i-vati in ri-i-tar-rdo.”

    Per tutta risposta, Endme gli tirò un calcio, facendolo ruzzolare nella buca, lasciando spegnere la lanterna. Si abbassò sulle ginocchia, controllando la cassa e mordicchiandosi pensierosa il labbro.

    Abi si chinò verso la fossa, cercando con lo sguardo il profilo mingherlino di Bones: “Sei morto?” trillò, afferrando una delle corde. “Se sei morto posso prendermi il tuo fucile? I tuoi dardi cavi con quelle polverine strane? E i tuoi vestiti di ricambio che ti stanno sempre larghi?”

    Una vocina qualche metro sotto di lei tossì in risposta, strappandole una smorfia delusa. Gracilino e ossuto che potesse apparire, sapeva di come quel ragazzino potesse essere abbattuto, lanciato o calpestato un innumerevole numero di volte per poi rialzarsi sempre sui suoi piedi.

    Lasciò la corda penzolare dentro la buca, fissandola a terra, per poi tornare da Endme, impegnata a borbottare imprecazioni a bassa voce, tormentando il monocolo.

    “Non serve un genio per capire che qualcuno è arrivato prima di noi. Se quello prova a fare un’altra uscita vagamente intelligente, gli ficco un proiettile in testa e vediamo se torna a saltellare come al suo solito” mugugnò, dopo aver tolto il coperchio, rivelando il contenuto al suo interno.

    “Senza nulla togliere a chi è il vero cervello dell’operazione, direi che avete entrambi ragione” sbuffò Abi, facendo tintinnare gli enormi orecchini che aveva ancora infilati alle orecchie. “Nemmeno un brandello di stoffa ci hanno lasciato. Neanche un bulbetto oculare per il piccolo Orgy…”

    Organic. Si chiama Organic” puntualizzò l’altra, senza degnarla di uno sguardo.

    “E’ un nomignolo, un nickname, un vezzeggiativo affettuoso che scriveremo sulla sua pennuta tomba: Qui giace Orgy, compianto compagno fedele nei secoli” sorrise estatica, vergando le lettere nell’aria.

    “Non basta una ipsilon per fare di un nome un nomignolo…” borbottò piatta. “Comunque, quel pennuto si chiama Organic. Punto. Orgy… sono le cose che fa certa gente per arrotondare nel tempo libero, chiaro il concetto?”

    Il tonfo sordo di Bones che riaffiorava in superficie per poi crollare miseramente sulla sabbia dura distolse per un attimo l’attenzione di entrambe dalla discussione.

    “...S-sono vi-vi-vo e n-on a-avr-rai il m-io fu-u-cile, ne-e-mmen-no t-tu-u-tto i-il re-est-to...” rantolò, cercando di riprendere fiato. “E i-il si-sign-o-re l-lo ha-a-nno de-der-ru-ba-a-to.”

    Endme scosse il capo, lasciando andare un sospiro stizzito e battendo una mano nervosa sul legno scheggiato: “Ci hanno derubati, genio.”

    “È proprio un mondo di ladri e assassini” commentò Abi, afferrando il teschio che era stato lasciato in quella grossa scatola, muovendo la mandibola con le dita. “Peccato che i morti non possano parlare, altrimenti potremmo chiederglielo… Ehi, signor defunto, chi ti ha spolpato per benino?

     
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    #2 - Shut UP and play DEAD

    Music ON: The Jungle - Zayde Wolf

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    ***

    “Mi stai impedendo il mio bagno di sole, darling”.

    Shine sbuffò scocciata, abbassando gli occhiali da sole sbeccati che teneva in bilico sul naso. Diede una scrollata alla pomposa capigliatura bionda che portava attorcigliata alla nuca, per poi arricciare le labbra al quadro completo che le si presentava davanti agli occhi.

    Impolverati, tutti e tre” sospirò, storcendo la bocca in una smorfia dispiaciuta, accompagnata dal gracchiare stonato del grosso corvo appollaiato sulla sua sdraio di fortuna. “Spero che sia pur valso a qualcosa trattare così male gli adorabili little black dress che mi sono tanto prodigata…”

    A niente” la interruppe Endme, estraendo dalla pesante valigia che aveva accanto il teschio che avevano recuperato, per poi lanciarglielo ai piedi. “Con questo non ci fai neanche una zuppa.”

    Lo raccattò con la punta delle dita, liberandolo della sabbia. Rimase per qualche minuto in silenzio, osservandolo da ogni lato: “Non se ne fa neanche una zuppa per Orgy” commentò a sua volta, lasciando che il corvo si posasse teatralmente sul cranio sbiancato, iniziando a becchettarlo mestamente. “Oltre a questa testolina, non c’era altro?”

    Bones scosse il capo, mogio: “C-Ci han-no de-e-erub-ati.”

    A quelle parole, il sole sembrò improvvisamente oscurarsi, mentre un’ombra si stagliava sopra al gruppetto, strappando a Shine una smorfia scocciata alla definitiva rinuncia del suo bagno quotidiano e facendo sobbalzare il corvo dal suo nuovo trespolo. Zed si ergeva dietro di loro, gocce di sudore gli imperlavano la fronte, mentre le manone si precipitavano sulle spallucce ossute di Bones, scuotendolo come una bambolina.

    “Chi ci ha rubato il morto?!” lo strattonò con forza, alzandolo al livello dei suoi occhi arrossati dal sole cocente.

    Si ritrovarono così seduti attorno al tavolino ammaccato che avevano infilato nel baraccone ribattezzato come il loro ufficio di rappresentanza. Una bottiglietta di Toxyc mezza vuota troneggiava nel mezzo, tra i bicchierini rovinati che qualcuno aveva prontamente fatto sparire da alcuni dei locali dell’insediamento.

    Serviva forza di spirito per prendere coscienza di come quel furto non fosse il primo che la premiata ditta De Vultures - Recycling Services subiva. Non c’era animale o uccellaccio che potesse spolpare così bene i cadaveri, e portarsi via anche tutti quegli ammennicoli su cui Zed aveva posto le fondamenta dell’impresa.

    “Si chiama concorrenza, honey” sbadigliò Shine, sistemandosi i capelli e porgendogli l’ennesimo Toxyc con cui stava cercando di processare la rivelazione.

    “Si chiama rubare” puntualizzò Endme, seguita dall’annuire frenetico di Bones al suo fianco.

    “Si chiama andare a casa dei ladri e rubare” aggiunse Abi dal suo lato del tavolino, nascondendosi sotto per evitare il lancio di un bicchierino rivolto verso la sua testa che finì per colpire Organic in pieno, in uno starnazzare di piume nere.

    “Non avrei mai creduto che qualcun altro fosse interessato ai morti” mugugnò Zed, guardando pensieroso il liquido che si muoveva tra le manone e ignorando gli strilli attorno a lui. “Nessuno si è mai preso briga della spazzatura a Vorticum, perché adesso si dovrebbe preoccupare di quelli che tirano le cuoia e ficchiamo sottoterra? Siamo noi a fare il lavoro grosso di prenderli e metterli sotto la sabbia, quindi è nostro diritto...”

    “P-pren-ndere qu-u-ualc-che s-souve-e-eni-r-r?” lo interruppe la vocina sempre più affievolita di Bones, indicando i diversi tesori che erano riusciti a riportare su quel piano esistenziale, una volta finita tutta la pantomima funebre di lacrime e vaneggiamenti di vendetta.

    Rimasero per un lungo attimo in silenzio, ciascuno intento a cercare di capire cosa o chi stesse rompendogli le uova nella cassa da morto, come aveva commentato Abi, per ritrovarsi a schivare un nuovo proiettile liquoroso diretto contro di lei.

    Mentre caricava un altro bicchierino pronto al lancio, Endme rivolse un’occhiata torva a Zed, ancora immerso nei suoi pensieri: “Solo per esserne certa - dato che l’intelligenza media qui dentro viene salvata solo dalla presenza della sottoscritta - dei nostri souvenir non hai mai fatto parola con nessuno, vero?”

    A quelle parole, la facciona scura dell’uomo scolorì un poco.

    Shine aprì la bocca per dire qualcosa, ma si trovò a muovere le labbra senza modulare alcun suono fino a riprendere fiato e far tornare la voce alla gola con un fischio. Guardò la bottiglietta di Toxyc che teneva ancora in mano, per poi incontrare lo sguardo colpevole di Zed.

    “Ho solo offerto dei giri, ci stanno persone importanti a Vorticum per cui può sempre essere una buona occasione per qualche affare…” abbozzò, grattandosi la testa con una manona. “E qualcuno a volte fa delle domande, solo non ricordo…”

    “Quindi a suon di giri gli hai spiattellato che ce ne torniamo alle fosse dei loro cari compaesani a prenderci i nostri souvenir?!” incalzò Endme, afferrandolo per il colletto sporco di terra, alcolici e sudore. “Spero che ti sia fermato a questo, o hai anche aggiunto qualche altro piccolo particolare?”

    Abi si sporse sul tavolino, annuendo: “Finché si tratta di armi, denti e gioielli nessuno la prenderebbe troppo sul personale: lo farebbe qualunque Iena e abbiamo già avuto a che discutere amichevolmente con loro” aggiunse, per poi abbassare la voce. “È un altro piccolo particolare che potrebbe crearci qualche problemino…”

    Si interruppe, mentre un rombare di motori in avvicinamento fece ammutolire il gruppetto radunato, le orecchie tese verso l’ingresso della baracca.

    “Io prenderei le armi, per precauzione…” borbottò Endme, sistemandosi il monocolo e scivolando verso la Rivolta Budella che aveva appoggiato a terra. “O per benvenuto, ma di solito nessuno viene a trovarci per una visita di piacere: di solito c’è sempre qualcuno di morto e stavolta non vorrei essere io.”

    Il viso smunto di Bones assunse una tonalità ancora più terrea, mentre infilava i dardi nel suo Gran Seringue e se ne riempiva di una buona quantità le tasche. In un battito di ciglia, traballò fuori da una porticina che conduceva al tetto di quell’ammasso di ferraglia rovente, per poi battere due colpi decisi sulla lamiera.

    “Abbiamo visite, sono tanti...”

    Un terzo colpo fece sospirare Shine, intenta a giocherellare con la linguetta delle sue granate: “E non sono clienti.”

     
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    #3 - EAT or DIE

    Music ON: My Songs Know What You Did In The Dark (Light Em UP) - Fall Out Boy

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    Un funerale firmato De Vultures non era affare da poco a Vorticum. In primis serviva il morto, o i morti, poi ci si doveva presentare a velocità supersonica sul luogo del fattaccio prima che arrivasse chiunque altro, nemico giurato o cane randagio che fosse.



    Era successo esattamente così quando El Gordo, detto El Pece, detto El Cavròn per i nemici si era accasciato sul bancone a causa di un bicchierino fin troppo letale. Lo stesso si era ripetuto alla sfortunata dipartita di Missy, detta La Cantinera Enfatuadora, meglio nota con altri nomignoli che si era evitato di pronunciare ad alta voce davanti a protettori e clienti di ogni sorta.

    “Desolati per la vostra perdita. O se non fosse una perdita, ce ne prendiamo cura noi e togliamo il disturbo” esordiva Zed con un inchino, abbassando cerimonialmente la tuba floscia.



    Accorrevano uno dopo l’altro. Prima Shine, scuotendo la chioma bionda e fingendo un teatrale dispiacere sotto la veletta nera, poi Endme e Abi, trascinandosi dietro la migliore cassa da morto del catalogo, infine Bones, armato di mazzetti di fiori smunti quanto lui.

    C’era chi voleva sbarazzarsi di tutto e subito, per cui si prendeva il cadavere ancora caldo e lo si infilava nel legno, acchiappando i Boinn al volo - dal barista, dal sicario o dalla prostituta di turno - e dileguandosi verso l’orizzonte.

    C’era chi voleva invece fare le cose per bene, nonostante quel mondo disastrato e marcio, e allora si doveva negoziare, parlare e sciorinare ogni conoscenza di tutto quello che la premiata ditta De Vultures era in grado di offrire, a prezzi modici.

    Ficcare il cadavere freddo e compianto nella cassa, una passeggiata verso il campo destinato ai morti di Vorticum e magari un pezzo di pietra e qualche cactus? Erano 500 Boinn tondi, un giro di Toxyc per sorpassare il trauma incluso.

    In questo modo finiva la vita delle persone che bazzicavano per l’insediamento, a meno di non venire spolpate dai cani o buttate nella discarica: qualche metro sotto la sabbia, finalmente al riparo dal sole cocente.

    In semplici parole: sipario calato e ciascuno tornava ai suoi affari quotidiani.

    Questo era il ciclo delle cose per la maggior parte dei partecipanti alla triste dipartita, perlomeno fino allo scendere delle tenebre, quando in giro le poche anime ancora presenti stavano a fare altro nelle peggiori bettole ancora aperte a quelle ore.

    Si dice che chi trova un cadavere, trova un tesoro. Bastava tornare nel fazzoletto di terra che aveva iniziato a popolarsi degli ex-concittadini di Vorticum e mettersi a scavare a ritroso, nel cuore della notte bollente. Denti, ninnoli, armi, protesi e pure qualche organo ancora buono da rivendere.



    O da mangiare.



    “Vi siete cucinati il nostro capo” abbaiò un tizio dalla faccia bruciata dal deserto, scatenando le grida di disapprovazione da parte degli altri alle sue spalle. “Vi abbiamo visto tornare alla buca dove lo avete insabbiato, tirargli fuori dei pezzi e poi farveli arrosto!”

    Shine fece le spallucce, mentre le granate che teneva in mano tintinnavano sinistramente a ogni movimento.

    “Si chiama barbecue, non arrosto, darling.”

    L’uomo rimase per un attimo senza parole, prima di lanciarsi addosso a lei e vedersi infilato un dardo nel bel mezzo della fronte. Cadde all’indietro muto, mentre il sangue schizzava come una inaspettata fontanella da dietro alla nuca.

    Quel tonfo sordo, avviò una vera e propria reazione a catena: ciascuno estrasse con clangore la propria arma, e la maggior parte di quelle vennero rivolte al gruppetto asserragliato attorno alla baracca.

    “Non solo siete i peggiori Sciacalli in circolazione, ma oltre a rubare ai morti, ve li mangiate pure!” esclamò un altro, la ciccia strabordante che ballonzolava a ogni parola. “Loro vi hanno visti… e a noi ce lo ha detto il vostro capo proprio con quella bocca da mangiacadaveri!”

    Endme rivolse un’occhiataccia in direzione di Zed, che per tutta risposta caricò il cane del Rigor Mortis, calandosi sugli occhi la tuba afflosciata.

    “Quindi il problema è che abbiamo cucinato qualcosa da mangiare?” intervenne Abi, la Puntura sollevata davanti a sé.

    La folla rumoreggiò, puntandole addosso parte delle armi cariche, mentre il resto restava addosso agli altri.

    “Non qualcosa, maledetta pazza, ma delle persone! Non ho nemmeno visto una Iena mangiarsi qualcuno nel bel mezzo dello stramaledetto deserto!”

    Zed rimase per un attimo pensieroso, per poi alzare appena la tesa che gli cadeva davanti, lanciando un’occhiata interrogativa al gruppo radunato davanti a loro.

    “Allora non siete qui per i Boinn, le protesi, i denti e qualche altra cosuccia che ci siamo presi come souvenir?”

    La domanda rimase senza risposta, mentre un proiettile affondava nella tuba, aprendo un buco e facendola volare via dalla testona sudata.

    A quello sparo iniziarono a susseguirsene altri, accompagnati da grida e urla confuse nella polvere che quel tumulto stava scatenando nella discarica di Vorticum.

    Ogni colpo veniva subito seguito dai tonfi dei corpi che cadevano, ora per il fuoco amico, ora per i minuscoli ma mortali dardi di Bones che si infilavano precisi nelle teste dei malcapitati. Chi ancora era in grado di reggersi in piedi, veniva finito dopo pochi attimi, quando gli artigli di un certo gracchiante uccellaccio del malaugurio si precipitavano a strappare quegli occhi increduli e spalancati dal terrore.

    I proiettili esplodevano da ogni lato, squarciando tutto quello che trovavano sulla loro traiettoria: quando non bastavano a far crollare sulla terra arida il bersaglio, una poco rassicurante pallina traballante arrivava in aiuto, lanciata con una parabola perfetta.

    “Se li fai esplodere poi non ci resta niente…” si lamentò Abi, scivolando sul suolo lordo di interiora, ricaricando la pistola mentre Shine faceva volare un’altra delle sue granate alle loro spalle.

    Si affiancarono a Zed ed Endme, continuando a sparare e lanciare contro i malcapitati che continuavano a marciare nella loro direzione tutto quello che avevano accumulato in quegli anni della premiata ditta De Vultures.

    Nella tomba, infatti, i morti non portavano solo i loro segreti: chi trova un cadavere, trova un tesoro.



    “Non sanno distinguere un arrosto da un barbecue” sbottò Shine, riparandosi dietro gli altri e iniziando a trafficare con il congegno che teneva alla cintura. “Questa gli ricorderà della differenza.”

    Zed lanciò un’occhiata alla Cappuccetto Rosso che era appena stata innescata sotto il loro naso, senza smettere di sparare davanti a sé: non disse nulla, lasciando che la nube grigiastra iniziasse ad avvolgerli.

    Endme diede un colpo per controllare la botola che era pronta ad aprirsi sotto di loro, ottenendo il responso di Bones, che da qualche metro sopra le loro teste, asserragliato sul tetto della baracca, era passato in un battito di ciglia a qualche metro sotto i loro piedi.

    Fosse, buche e cunicoli, nascosti sotto spesse lastre di acciaio rinforzato: molte malelingue a Vorticum dicevano che l’unico regno di un beccamorto era il six feet under e loro quella diceria l’avevano resa vera.

    Resurrecturis” ghignò Abi, mentre sentiva la botola finalmente aprirsi e per un attimo poteva tornare a respirare. “E ce li mangeremo tutti.

    Resurrecturis è errato - lo so - ma in NL mi permetto di essere falsamente ignorante :)


     
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    #4 - [INTERLUDE] STARVING to DEATH

    Music ON: True Survivor - David Hasselhoff

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    ***

    Poche persone in quel mondo alla sfacelo non avevano mai conosciuto la fame, quella che non lasciava dormire la notte e sembrava scavare la pancia fino a risucchiare le viscere, facendo venire voglia di provare a morsicarsi un braccio per trovare finalmente qualcosa da mangiare.

    C’era chi vendeva pezzi di sé per raccattare qualche Boinn buono per un pezzo di robaccia essiccata, o chi si riempiva naso e vene di qualcosa di peggio delle schifezze ammuffite che gli venivano allungate.

    “Ti abbiamo cucinato una carnina buona da mettere sotto i denti” aveva esordito Zed, avvicinandosi al cumulo di spazzatura in cui si era rintanata, il piatto sbeccato tra le sue manone enormi.

    Lo aveva osservato in silenzio, raggomitolandosi un po’ di più tra quei rifiuti ammassati in un angolo imprecisato di Vorticum, dove si era ritrovata a trascinarsi con le poche forze che le erano rimaste in corpo. Non aveva effettivamente sperato di trovarci qualcosa da ficcare in pancia senza farla morire, intossicata da qualche malattia senza nome, oppure soffocata dal suo stesso vomito: invece ora sentiva l’odore della carne cotta a qualche metro da lei, che le si infilava nelle narici quasi riempendole lo stomaco.

    Quella fu la prima volta che mangiò la carne al barbecue cucinata da Shine, ingollandola fino all’ultimo boccone: non fece domande su come o dove si fossero procurati quel cibo, che finalmente la scaldava dentro, facendola sentire viva.

     
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    #5 - What a WONDERFUL World

    Music ON: What a Wonderful World - Joey Ramone

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    ***

    Avevano cercato e finito quelli che, nonostante le fiamme infernali scatenatesi in quel luogo, erano riusciti a sopravvivere abbastanza a lungo da vedersi cavare occhi e interiora da quello che avrebbe dovuto essere un volto amico.

    “Le cure si pagano” aveva borbottato Abi, lanciando verso Organic un bulbo grondante, mentre Endme accanto a lei fermava le grida con un colpo a bruciapelo. “Gliel’ho chiesto se aveva qualcosa da darci in cambio e ci ha insultato, poi ha iniziato a piangere e poi…”

    “... Era piuttosto patetico” concluse l’altra, alzandosi dal cadavere e tornando a camminare tra la sporcizia annerita, puntellando uno ad uno i corpi che incontrava sul suo percorso.

    Ora la discarica era tornata a svolgere la sua funzione: un vasto accumulo di rifiuti che non servivano più a nessuno. In mezzo a quella spazzatura, ardeva un fuocherello ormai ridotto a cenere, dove il grasso continuava a colare dall’improvvisata griglia arrugginita attorno al quale i membri della premiata ditta De Vultures si erano radunati, i piatti recuperati alla bell’e meglio rimpinguati di carne.

    “Tre età ha una persona” esordì Zed, sollevando la faccia dal suo piatto. “Quando è viva, quando sta morendo e quando è morta.”

    Amen” ribatté sarcastica Endme, alzando gli occhi al cielo e ripulendosi le mani sporche di sangue sul camicione che si era infilata addosso.

    “Q-qua-ando-o è vi-i-va n-non ci s-si m-met-t-te ne-i-i su-u-oi a-affa-ar-i-i” annuì Bones, mentre un sorriso soddisfatto gli si dipingeva sulla faccia annerita.

    “Quando sta morendo gli si contano i soldi e se non ne ha abbastanza si gira il coltello” continuò Shine, ripulendo con una manica il becco lordo del corvo posato sulla sua spalla.

    “Quando è morta diventa carne alla griglia” concluse Abi, per poi correggersi all’occhiata storta che le venne rivolta. “Barbecue. Diventa barbecue.”

    Rimasero a osservare la distesa di macerie incendiate attorno, in un silenzio interrotto solo dal gracchiare degli uccellacci di ogni genere e risma che stavano approfittando come loro del banchetto sotto il cielo. Quando non ci sarebbe stato più nulla da mangiare, se ne sarebbero andati via, proprio come la premiata ditta De Vultures stava organizzando di fare, nel bel mezzo della discarica ormai incenerita.

    Zed appoggiò il piatto a terra, per poi abbassare sugli occhi la tuba floscia, soffiando col naso. Si alzò in piedi, lanciando prima uno sguardo verso la distesa davanti a loro e poi al gruppetto seduto tra lamiere e polvere: “Dobbiamo lasciare Vorticum.”

    “Lo hai già detto” lo rimbeccò Endme, imitandolo così come il resto del gruppo. “Se stiamo qui è solo questione di tempo prima che arrivino altri a farci la pelle e stavolta potrebbero essere loro a mangiare noi.”

    Era l’unica legge che conoscevano, un continuo cerchio che si apriva e si chiudeva: ora si era l’avvoltoio che becchettava sul morto, ora il morto fatto a brandelli, derubato e lasciato a rinsecchire sotto il solo cocente.

    Lasciarono uno alla volta quella che avevano chiamato molte più volte casa di quanto volessero davvero ammettere. Ognuno si era caricato delle sue cose, o di altri - sapientemente nascoste nelle tasche e nelle saccoccie sulla schiena - per poi mettersi in marcia oltre il deserto che circondava Vorticum. Nessuno di loro era mai stato davvero bravo negli ultimi saluti, spesso per personaggi di cui non gliene importava granché, costolette alla griglia e denti d'oro a parte, figurarsi negli addii veri, quelli che erano destinati a durare una vita.

    Nel silenzio irreale che precedeva lo scendere della notte, Abi diede un’ultima occhiata alla discarica annerita, si caricò la cassa sulle spalle e iniziò a camminare.



    Edited by Akainatsuki - 19/6/2019, 07:33
     
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