[RAG] Welcome to my life

RAG Flashback di Russ Cage

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  1. Albe_M
     
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    Russ Cage

    Link Scheda | Età: 30| Maestria: SEGUGIO| Dono: ALITO DRACONICO| Razza: UMANO| PF 36/36 | Strategia: 41

    Mi svegliai in un lago di sudore. Ma non per un incubo o qualcosa del genere: era fottutamente caldo. Ancora intontito andai alla finestra ma purtroppo lo spettacolo era lo stesso che vedevo da ormai 30 anni.
    “Benvenuti a Malaria, il buco di culo più merdoso di tutta Pangea”, pensai.
    Neanche il tempo di una sigaretta e sentii bussare alla porta. Senza neanche chiedere chi era, visto che già lo sapevo, andai ad aprire la porta
    "Buongiono Mulo, come stai?" chiesi all’uomo che mi si parava davanti. Conoscevo il Mulo, un uomo gigantesco alto quasi due metri che poteva trasformarsi da uomo gentile a macchina di morte in un battito di ciglia, da una decina d’anni.
    "Cesare vuole vederti" fu il suo modo di salutare.
    Dal canto mio risposi con un saluto militare e lo seguì giù nel salone del Pineta Beach Casino. I tavoli da gioco erano quasi deserti: a quell’ora del mattino c’erano solo disperati e malati di gioco ma dal tramonto in poi sarebbe diventato un crogiuolo di lussuria, eccessi e miseria.
    Trovai il gran capo chino a contare i boinn. Potrà sembrare un clichè ma ogni volta che entravo nel suo ufficio Cesare stava impilando mucchietti di boinn. Gran personaggio, Cesare. A vederlo, minuto e quasi rachitico nel suo abito bianco e e nelle sue scarpe lucide, non gli avresti dato peso. Eppure quell’ometto, dall’apparenza innocua, era riuscito in qualche modo a diventare il gestore di uno dei casino più importanti di tutta Pangea. Diceva sempre che a metterlo in quella posizione era stato Tenebra ma ci credevano in pochi. Probabilmente Tenebra nemmeno aveva mai visto Cesare, e forse nemmeno il casino. Anche se, a onor del vero, nessuno sapeva chi fosse Tenebra, quindi tutto era possibile. Guardai il Mulo… nah, lui sicuramente non aveva la faccia da Tenebra.

    Lavoravo per Cesare da ormai quindici anni. Mia madre aveva lavorato al casino prima di me, e non avevo ricordo di aver mai vissuto in un posto diverso dal Pineta Beach. I primi anni, da bambino, non erano stati male: ero praticamente la mascotte delle spogliarelliste ma all’epoca non mi rendevo conto della fortuna che avevo. Roba che a pensarci adesso…
    Finì tutto quando una sera al casino scoppiò una rissa fra un gruppo di omuncoli e alcuni locali: ordinaria amministrazione, succedeva almeno una volta a settimana ma quella volta mia madre si trovò in mezzo all’azione e ne uscì male. Male nel senso che non ne uscì intera. All’epoca avevo sedici anni e Cesare fu buono con me permettendomi di vivere al casino, a lavorare inizialmente come sguattero. Un atteggiamento stranamente pietoso, al punto che alcuni cominciarono a sospettare che fosse mio padre: non era così e probabilmente aveva deciso di aiutarmi per una strana forma di affetto che provava nei confronti di mia madre. La mia carriera al casino fu fulminea e passai in fretta da sguattero ad addetto alla sicurezza e poi su su fino a scalare la piramide del potere, diventando un esattore. In pratica quando uno dei disperati del casino era talmente disperato da chiedere un prestito, finendo fatalmente per non pagare, subentravo io. Andavo, recuperavo i boinn e mi tenevo il 10%. Non era male, e soprattutto erano assicurati un buon letto e soprattutto viveri e bevande incontaminate.

    "Geesto l’ha fatto di nuovo" esordì Cesare. Mi misi una mano in faccia: Geesto era l’emblema dei rifiuti di Malaria. Faceva parte di una banda di malviventi locali e finiva irrimediabilmente per perdere al casino tutto quello che guadagnava. All’incirca una volta al mese andavo a fargli visita e recuperavo i boinn del debito. Da ormai tre anni.
    "Quanto questa volta?" chiesi.
    "1000 boinn neri. Portati dietro il Mulo" disse Cesare in maniera sbrigativa.
    Era una bella somma ed erano boinn facili visto che sapevo dove cercare Geesto. Entro il pranzo avrei avuto 50 boinn in tasca (purtroppo dovevo dividere a metà con il Mulo).
    “Che botta di culo” pensai uscendo dall’ufficio.

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  2. Albe_M
     
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    Russ Cage

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    Aspettai di fronte all’entrata del casino. Il caldo era sempre più insopportabile e la situazione non poteva che peggiorare. Da una strada laterale vidi uscire la jeep del Mulo.
    “Vai al Giodì – dissi mentre salivo – e cerca di non mettere sotto nessuno”.
    Con il Mulo era sempre meglio specificare tutto. Tutto ciò che la natura gli aveva concesso dal punto di vista fisico glielo aveva negato dal punto di vista intellettivo. Sulla sua giovinezza non si sapeva molto, e lui non ne parlava volentieri. Anche l’origine del suo nome era misteriosa: le ipotesi che andavano per la maggiore erano due e riguardavano il suo cervello e il suo uccello; l’unica cosa che sapevo era che a certo punto qualcuno aveva deciso di chiamarlo “Mulo” e da quel giorno il suo vero nome si era perso per sempre.
    Senza troppa fretta attraversammo l’insediamento. Malaria era nata un centinaio di anni prima attorno a una fonte di acqua incontaminata. A scoprirla era stato un cercatore di rifiuti e ben presto il piccolo bar che ci costruì sopra divenne un importante crocevia per mercanti e turisti. Con il crescere dell’insediamento aumentavano anche le entrate per chi gestiva la fonte e così il “piccolo” bar ora era diventato il Pineta Beach Casino. Inutile dire che una fonte di acqua incontaminata era un tesoro che faceva gola a molti e Cesare era soltanto l’ultimo di una lunga serie di gestori che nel tempo, non sempre in maniera amichevoli, si erano dati il cambio sul “trono”. Da una trentina d’anni, però, la situazione si era calmata: Cesare aveva il benestare di Tenebra e a Pangea era sufficiente per dormire sonni tranquilli.
    Avevo detto al Mulo di andare al Giodì, un’osteria della parte ovest di Malaria, perché sapevo che era uno dei punti di ritrovo della banda di Geesto. Speravo di sistemare la questione senza troppi drammi: i debiti di gioco si pagano e Geesto lo sapeva.
    La voce del Mulo arrivò ad interrompere i miei pensieri.
    “Gli prendiamo i soldi e poi lo facciamo fuori o lo facciamo fuori e poi vediamo se ha i soldi?”
    “Cerchiamo, se possibile, di non far fuori nessuno. Facciamo così: ci parlo io e se non riesco a convincerlo chiedi a te di intervenire. Vedrai che con un paio di colpi ben assestati ci darà quello che vogliamo”.
    “Ok, capito”. Sembrava deluso.
    Ci piazzammo fuori dal Giodì e dopo una ventina di minuti da un angolo sbucò Geesto, puntuale come ogni giorno. Lo intercettammo prima che potesse entrare e lo portammo in un vicolo. Uno spazio fra due lamiere ci faceva da copertura. Probabilmente un tempo quello spazio era usato come magazzino visto che c’erano alcuni scaffali con una serie di bottiglie vuote. CI scaraventai contro Geesto e le bottiglie finirono a terra andando in pezzi.
    “Geesto! Come va? Senti, anche se è un po’ che non ci vediamo non ho voglia di perdere troppo tempo con te. Fuori i 1000 boinn e chiudiamo la faccenda”. Parlavo in maniera minacciosa ma allegra.
    “Ehi ragazzi, stiamo calmi – disse quasi piagnucolando -. Ho i vostri boinn, ma non qui… Ce li ho a casa, ecco. Vado a prenderli e ve li porto, ok?”
    Qualcosa nel suo tono non mi convinceva.
    “Facciamo così Geesto, veniamo insieme a te. Ti accompagniamo noi, così siamo sicuri che non ti perdi. Quando poi ci dai i soldi ti riportiamo qui e ti lasciamo fare colazione in santa pace”.
    “E’ meglio di no, a casa ci sono i miei compagni. Ma ce li ho, fidati”.
    Credevo al fatto che avesse i soldi, quello che continuava a puzzare era il fatto che volesse andare da solo. Ok, era arrivato il momento di far intervenire il Mulo. Gli feci un cenno con la mano e lo vidi muoversi. Una bottiglia mi rotolò vicino a un piede e mi distrassi per un attimo. E in quel momento la mia testa esplose.
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  3. Albe_M
     
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    Russ Cage

    Link Scheda | Età: 30| Maestria: SEGUGIO| Dono: ALITO DRACONICO| Razza: UMANO| PF 36/36 | Strategia: 41
    Ero completamente sordo, vista annebbiata e con qualcosa di caldo e appiccicoso sul volto. La prima cosa a tornare fu la vista, gradualmente. Qualcuno mi tirò sù da terra e cominciò a trascinarmi via. Mentre mi allontanavo vidi il corpo di Geesto, o almeno quello che ne restava. Quel coglione del Mulo gli aveva fatto saltare il cervello sparandogli in testa a cinque centimetri dalla mia faccia. Mi portai le mani sul viso ed ebbi la conferma che a renderlo caldo e appiccicoso era la materia cerebrale di Geesto. Mentre tornavamo alla jeep del Mulo cominciai a recuperare l’udito. Salii in macchina a fatica.
    “Che cazzo hai fatto?” urlai. Il tono di voce era dovuto alla rabbia e al fatto che ero ancora mezzo sordo.
    “Quello che mi hai detto. Due colpi ben piazzati, ricordi? Ne è bastato uno” rispose seccato.
    “Ma io intendevo due pugni, porca troia”
    “La prossima volta allora specifica meglio. E datti una pulita alla faccia, fai schifo”. Ora il Mulo era pure offeso.
    Dopo qualche minuto fermò la jeep e mi fissò.
    “Ora che facciamo?” chiese
    “Che ne so? Hai appena fatto saltare la testa ai nostri 1000 boinn” ci pensai un po’. “Ha detto che aveva i boinn a casa e secondo me non stava dicendo cazzate. Andiamo lì e quando si svuota entriamo e li prendiamo”.
    Il Mulo non disse niente ma interpretai la messa in moto della jeep come un tacito assenso.

    Geesto abitava nella parte ovest della città, non troppo distante dal Giodì. Ci fermammo a un centinaio di metri e cominciammo a osservare la casa. Poco dopo uscirono di corsa quattro uomini, vestiti con giacca e pantaloni di pelle. Sul retro del giubotto era stampata un’immagine con un flopper che pisciava sul cadavere di un Luredom. Erano i compari di Geesto e a giudicare dalla fretta e dalle loro espressioni qualcuno li aveva informati della morte del loro compagno. Speravo che nessuno ci avesse visti mentre lasciavamo il vicolo vicino al Giodì ma non era quello il momento per pensarci.
    “Andiamo” dissi al Mulo.
    Entrammo dal retro, nel senso che il Mulo con una mazza da baseball sfondo i pannelli rinforzati che rappresentavano il retro della casa.
    “Visto il fracasso che hai fatto tanto valeva entrare dalla porta principale urlando i nostri nomi a tutto il quartiere”. Nessuna reazione, di nuovo. Se l’era proprio presa. Eppure ero io quello che per poco non si era beccato un proiettile in testa. Ci infilammo nella nuova finestra che avevamo aperto sulla sala, una stanza ovale con un tavolo, un divano logoro e due poltrone. Buttai uno sguardo sul tavolo e notai una serie di schizzi. Non avevo tempo di analizzarli ma ci volle poco a capire che la banda di Geesto stava preparando un colpo.
    “Mulo, tu guarda di sotto, io vado di sopra. Geesto ha detto di avere i 1000 boinn a casa, troviamoli in fretta e andiamo via”.
    Andai di sopra in fretta e mi trovai di fronte il primo problema. Cinque stanze, apparentemente simili, e io non sapevo in quale cercare. Ebbi un colpo di fortuna. Qualche anno prima Geesto aveva vinto un torneo di poker al casino: sul momento per lui fu come la manna dal cielo visto che incassò una bella somma ma con il tempo diventò la sua condanna visto che si convinse di essere un grande giocatore e finì con il perdere tutto quello che aveva vinto, però moltiplicato per dieci. Oltre ai boinn del montepremi, comunque, vinse anche un’orrenda coppa che ora faceva bello sfoggio sopra una mensola in una delle stanze. Ci misi pochissimo a trovare quello che cercavo. Era lì, avvolta in un lenzuolo dentro a una cassa: una Bulldozer, praticamente un fucile a pompa in miniatura che forniva a chi lo impugnava la potenza distruttrice di un bisonte. Ora capivo perché Geesto era nervoso: lui e i suoi compari stavano preparando un colpo e la Bulldozer era l’invitato speciale. Probabilmente sperava di poterlo vendere e poi fingere che gli fosse stata rubato. Ero abbastanza sicuro di poterci racimolare almeno un migliaio di boinn grazie ai miei contatti al mercato nero.
    “Che cazzo è successo qui?”. Ops, gli uomini di Geesto erano tornati. Eravamo nella merda, visto che erano il doppio di noi. Cominciai a valutare le mie opzioni. Potevo buttarmi dalla finestra ma rischiavo di rompermi una gamba. Sgattaiolare via era altrettanto rischioso e poi era improbabile che anche il Mulo riuscisse a scappare. Certo, avevo anche una Bulldozer…

    Trasporto in [P]
     
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