Quest: E anche oggi una calda, calda... carneficina.

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Dopo aver cercato, con toni che gli appartenevano ben di rado, di dimostrare una certa sicurezza interiore, la salita lungo quella sottospecie di trappola mortale riprese, e con essa i pensieri di quali effetti poteva provocare una caduta del genere.
“La morte, senza dubbio”
Mentre elaborava questo pensiero, forse distogliendo troppo l’attenzione dai gradini, sentì sotto di lui un suono sordo e terrificante, come di ossa spezzate.
CRAK.
E poi il panico.
Irving si ritrovò faccia a faccia con un profondo strapiombo, mentre cercava inutilmente di avvinghiarsi come un animale a qualsiasi cosa gli capitasse a tiro.
Ma non c’era nessun appiglio a cui avvinghiarsi e Jurgen sembrava lontanissimo, un semplice spettatore esterno che osserva una vita spezzarsi ed unirsi ai frammenti dei gradini già precipitati al suolo.
Il suo cuore quasi smise di battere, liberandogli le orecchie dal rumore simile ad un orologio ovattato ed impazzito.
Voleva urlare, ma tutto quello che uscì dalla sua bocca fu un sommesso gemito di puro terrore.

“Come si può morire così...”

Con la stessa velocità dello spezzarsi delle scale, vide Jurgen afferrarlo dal colletto degli abiti privandolo, per qualche secondo, del respiro e posizionarlo nuovamente sui gradini che qualche attimo priva stavano per segnare la sua condanna definitiva.
Il suo volto era completamente apatico, tanto sotto shock da non riuscire ad esprimere una singola emozione.
Dopo qualche secondo si accorse di essere ancora vivo.


“G-g-grazie Jurgen, m-mi hai salvato la vita”

Gli ultimi gradini sembrarono interminabili e visto l’incidente di poco fa, rimase per tutta la restante salita incredibilmente vicino al suo collega di lavoro.
Sentiva il suo corpo completamente ammantato dal sudore e forse anche dalle lacrime che, scendendo sotto la maschera, ne andavano ad inumidire l’interno.
Raggiunta finalmente la cima, i suoi occhi si incrociarono con quelli di un’ avvenente ragazza bionda, decisamente più estroversa rispetto agli ultimi individui conosciuti in quello sputo di terreno chiamato insediamento.


“S-se pensi che sia noioso p-prova a farti un giro in più su quella trappola per v-viandanti”
Aggiustò poi il tiro, cercando di darsi un contegno per non sembrare un perfetto idiota.
“Scusami, n-non siamo qui per parlare di architettura. Lui è Jurgen ed il mio nome è Irving. Abbiamo s-sentito che voi del posto avete un p-problema con una banda di razziatori e abbiamo risposto all’appello”.

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Altro che principessa sulla torre. Questa è la guardia del castello! La bellezza e le forme di questa donna non riescono a nascondere un fisico abituato a combattere e il suo sguardo ed il modo di fare indicano chiaramente che sa il fatto suo. Riportati i miei occhi dentro i suoi, mi tolgo il turbante e sorrido "Sono abituato a osservare con attenzione le persone che mi trovo davanti e nel tuo caso c'è molto da attenzionare" Procedo seguendola ma stando un mezzo metro più verso l'interno rispetto al burrone, lei sarà di casa o magari è tutta scena, per quanto mi riguarda la tensione nelle gambe dopo la salita mi suggerisce di essere più cauto.
L'interno della casa dove ci porta è piuttosto spoglio ma sembra messa meglio delle abitazioni viste più sotto. La ragazza, chissà se in maniera maliziosa, si sporge per prendere una bottiglia e dei bicchieri mostrando ancora meglio le rotondità del suo fondoschiena, per poi mettere la bottiglia in tavola.
Appoggio le braccia sul tavolo e scosto il bicchiere pieno


"Dipende. Cosa vuoi esattamente? Una carneficina? Innanzi tutto mi piacerebbe saperne di più questi cattivi. Chi sono? Cosa hanno fatto e sopratutto quanti sono?
Magari non serve sparare a tutti no? Mai sentito il detto Colpirne Uno per Educarne Cento? Molto dipende da chi ci troviamo davanti"

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Irving non apprezzò per nulla il tono sarcastico della ragazza bionda nonostante si fosse lasciato sfuggire una flebile risata quando l’attenzione di Jurgen venne richiamata in ben altri luoghi rispetto a quelli che, probabilmente, avrebbe voluto esplorare non solo con lo sguardo.
Abbandonata quella scalinata infernale si ritrovò in un ambiente tanto accogliente quanto raffazzonato: il mobilio proveniva principalmente da oggetti riciclati e recuperati in luoghi molto diversi tra loro. Ebbe l’impressione di trovarsi in uno di quei vecchi e splendidi musei visti unicamente su fogli di carta malridotti.
Successivamente, cercò una seduta che gli potesse garantire di restare lievemente in disparte e con un gesto brusco della mano, rifiutò la bevanda alcolica offerta da quella che era presumibilmente la padrona di casa.
Con gesti rapidi e quasi meccanici, estrasse uno dei suoi libri fermando lo scorrere delle pagine circa al centro del tomo ed iniziò a leggere mentalmente alcuni capitoli scelti in modo casuale, per dissipare la tensione accumulata durante la salita, capace di rendere il suo intero corpo tremante e quasi incontrollabile.
Rimase ovviamente in ascolto ed intervenne nella discussione durante il momento più consono.


“Jurgen ha r-agione, non possiamo s-sapere come agire se p-prima non abbiamo informazioni”
Continuò, indicando il libro nelle sue mani come un vecchio insegnante e slacciandosi, nel frattempo, la maschera antigas.
“Ed ha ragione anche s-sul fatto che n-non sempre la violenza è l’unica s-strada, la s-storia passata è un ottimo monito. Basta guardarsi attorno p-per vedere dove ci ha portati"
Il suo viso, ora scoperto ed in preda agli sguardi altrui, appariva decisamente pallido per la quasi continua presenza della maschera. Questa aveva lasciato ormai dei profondi segni attorno agli occhi ed alle estremità del viso, facendolo sembrare come afflitto da una qualche sorta di malattia. I capelli corti, neri ed oleosi incorniciavano dei lineamenti affilati e, tutto sommato, piuttosto gradevoli per i normali standard del Nuovo Mondo.
Dopo essersi alzato ed aver appoggiato il libro sulla logora sedia dietro di lui, i suoi occhi scuri viaggiarono per la stanza fino ad incontrare quelli di lei. La voce, prima gracchiante, apparve leggera come un sussurro.
“inoltre, a meno che il mio socio non sia un geografo esperto, potremmo aver bisogno di una guida per arrivare fino al loro avamposto senza inutili perdite di tempo”
Si guardò intorno e, dopo aver esaminato l’ampiezza della stanza, aggiunse.
“Oppure, se davvero richiedi una carneficina, possiamo studiare un piano migliore. Sarebbe come il tiro a segno se loro arrivassero nell’insediamento e trovassero alcune persone appostate qui pronte a far fuoco. L’unico modo di salire sarebbero le scale, e abbiamo già testato la loro solidità a nostre spese”.
Idiota, rimetti la maschera, tutte e due.
“M-m-ma ovviamente l-la mia è s-solo una proposta, non s-sono certamente q-quello esperto qui”

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ll mio sguardo, che fino al quel momento era fisso sulla donna, si sposta su Irving quando inizia a parlare e su di lui si sofferma nel momento in cui questi si slaccia la maschera e l'appoggia sul tavolo. Vedere il suo volto non scioglie i dubbi posti alcuni minuti fa. Nonostante l'assenza di filtri tra lui ed il mondo esterno, il suo atteggiamento ambiguo torna a galla senza mostrarsi nelle normali espressioni facciali. Solo la voce tradisce una sicurezza che sembra voglia restare celata. Il viso invece è esso stesso una maschera: pesantemente segnato dalle guarnizioni di gomma, è pallido e mostra chiaramente i sintomi di una malattia molto comune al giorno d'oggi: sono i segni del Nuovo Mondo.

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La ragazza se la sta ridendo di gusto degli "sbalzi" di Irving quando ad un tratto si fa seria e si avvicina ad una finestra guardando verso il basso.
Che tempismo! Aspettavano giusto il nostro arrivo per fare una visitina?
Imbracciato il fucile "Cerchiamo di farci un idea di quello che sta succedendo. O forse tu sai già cose succederà, se hai già assistito alla scena

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La risata della ragazza, limpida come un cielo senza nuvole, gli ricordó nuovamente quanto potesse essere difficile convivere con due voci nella testa che viaggiano su strade completamente diverse.
Non era stato facile per lui raccogliere i pezzi della sua distrutta personalità e riassemblarli in modo da ottenere quelle maschere che, molto spesso, pesavano più di quella che gli aveva ormai tumefatto il volto.
Non si ricordava nemmeno più la sua vera natura, offuscata da lunghi anni di violenze infantili.
Chi sono io?
D'un tratto, la voce della bionda ragazza di fece seria.

Dopo quella frase, Irving si riprese da quei futili problemi esistenziali e, con la mano tremante, raggiunse la maschera antigas e se la legó nuovamente al viso.
"C-cazzo, così in fretta? Forse a-abbiamo ancora l'effetto sorpresa dalla n-nostra parte"
Era arrivato il momento della resa dei conti, sangue chiama sangue.
Si avvicinò cautamente alla finestra in grado di offrire maggiore visibilità e cercó, mentre estraeva la sei colpi, di osservare la situazione sottostante.

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Frugando tra le tasche del pastrano, Irving estrasse molto velocemente una piccola scatola metallica dalle fattezze simili a quelle di una granata.
"Questa è una g-granata accecante con una buona deflagrazione, potrebbe essere s-sufficiente per far crollare i gradini e, con loro, i p-predoni"
Cercó poi lo sguardo dei suoi compagni e parló nuovamente, facendo attenzione a mantenere un tono di voce basso.
"S-se funziona c-ci servirà un'altra strada per s-scendere, sempre che esista"
Per un lungo istante, ebbe una terribile sensazione di vomito originata dalla bocca dello stomaco e, quando gli schiamazzi divennero decisamente più udibili, il suo respiro si fece affannoso ed irregolare, tanto da appannare leggermente le lenti della maschera.
Cercó di non dimostrare paura, ma era pressochè impossibile non notarla nei suoi movimenti goffi e soprattutto, nella sua voce tornata gracchiante al limite del fastidioso.
"Forse l'idea m-migliore è aspettarli qui, non appena si f-faranno vedere li attaccheremo"
Non sarebbe uscito di nuovo su quelle scale, soprattutto nel mezzo di uno scontro a fuoco mortale.

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Quello che vedo dalla finestra rotta mi fa ribollire il sangue nelle vene. E' inconcepibile che degli uomini trattino così degli altri uomini. Per cosa poi? Fossimo in guerra potrei ancora capirlo, ma questa è violenza gratuita. I cittadini di questo posto si chiuderebbero in casa con un semplice buh!! Perchè aggiungere altra violenza quando sai che dall'altra parte non vedrai reazioni se non di paura e terrore? In certi casi i problemi si possono risolvere parlando, spesso questi "lupi" in fondo sono pecore e due parole dette nel modo giusto possono risolvere le cose, ma questi non si meritano una parola da parte mia, sarà il mio fucile a parlare per me..


"Bella idea...del cazzo! E secondo te che fine faranno i cittadini che stanno salendo le scale? Siamo qui per aiutarli a sopravvivere, non ad aiutarli a morire. Io dico di aspettarli qua e di falciarli appena sono a tiro. E ritira quella fottuta di granata prima che ti vengano strane idee e tira fuori la pistola, sempre che prima non ti ci soffochi, lì dentro"

La mano sinistra accarezza dolcemente in fusto di legno del vecchio fucile fino a posizionarsi al di sotto di esso per dare la giusta stabilità mentre il calcio si poggia in maniera decisa sotto l'ascella. La mano destra è ferma e decisa sull'impugnatura, il dito si sposta sul grilletto...siamo pronti ad emettere la nostra sentenza.

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Le armi della bionda cominciano a cantare e, con precisione micidiale, ogni colpo va a segno. Deve essere proprio un bel tipino la ragazza. Anche il vecchio fucile fa il suo sporco lavoro, le imprecazioni e le grida di dolore di quei figli di puttana lo dimostrano. Non sento cantare le armi di Irving e ,se da una parte mi rallegro che abbia abbandonato la malsana idea di usare la granata, dall'altra mi chiedo cosa cazzo stia facendo. La nostra posizione sopraelevata ci da un certo vantaggio ma i proiettili che ci volano attorno la stanno mettendo a dura prova, non starà in piedi ancora per molto. Uscire dalla porta principale sa tanto di invito a farsi crivellare di colpi, se questa baracca sopporta male qualche proiettile, forse sopporterà ancora meno una sana spallata.
"Non possiamo restare qua, io provo a sfondare la parete da questa parte, voi dall'altra. Se ci va bene li prendiamo in un fuoco incrociato."