Reliance

Bada poco o niente a quelli che sono divenuti, bene o male, i suoi nuovi compagni di disavventure. Si limita a camminare un po' stentato, trascinandosi avanti aiutandosi con quel palo di metallo acuminato che è il suo bastone.
Non si volta neanche indietro per osservare se gli altri superstiti lo seguono o meno, ma tira dritto come se non desse loro alcuna importanza. Un vecchio cocciuto, che crede di poter fare tutto da solo, probabilmente.
La sua andatura, per via della stanchezza e l'età non è molto veloce, e sebbene mantenga comunque un buon passo, gli altri potranno raggiungerlo, mentre egli tenta invece di rimanere avanti a tutti.
Il suo essere primo del gruppo, suona quasi come un sacrificio, giacché non si guarda troppo attorno, o almeno così pare.
Si preoccupa solo di muoversi quanto più le sue gambe e i suoi polmoni gli permettono. Parla a fatica, infatti. Insomma... perché state andando là? Chiede ai compagni, volgendosi al corridore, poi. C'hai la ragazzetta lì? o qualcuno che ti sopporta meglio di me? Gli chiede, piegando la schiena per volgersi indietro, ad osservare gli altri se questi nel frattempo non lo hanno superato. Si, ti ho detto che questa la conosco. Se proseguiamo per di qua abbastanza, arriveremo a Mater Fonda. Afferma, forse non troppo convinto, verso quella strada che sta seguendo. Rallenta, ripensandoci un attimo.
Dopo un po', prosegue nuovamente alla velocità di prima, riprendendo il passo. Sbotta allora, andando a dire, con fare abbattuto facendo un cenno agli edifici sepolti, lì attorno. Sarebbe bello avere dell'esplosivo per liberar le entrate. Quanta roba si troverebbe!

Sospira prima di rispondere a quel secugio, imbronciandosi in una stramba espressione perplessa. Se ne resta sul vago, senza voltarsi indietro. Pericolo... mutanti, o banditi. Afferma incerto, con un greve vocione, andando subito ad aggiungere, gracchiando.
Qualcuno riesce a passare di qui, quindi se stiamo attenti ci riusciremo anche noi. Afferma, annuendo, come a supportar le proprie parole, dandosi in un certo senso un po' di arie.
Uno sguardo stupito va verso il colosso, osservando come questi si arma prendendo quella roba in giro.
Verso il corridore, muove altrsì uno sguardo stupito, sguardo che diviene perplesso subito dopo che questi ha terminato il suo dire.
Ah... Mormora, assumendo un espressione rigida, in parte ottenebrata dalla barba incolta.
Falla finita, non ci ho capito niente di quello che hai detto.
Afferma, andando a procede tranquillo, come se non avesse sentito nessun pericolo imminente nel proseguire lungo quella strada.

I suoi occhi vagano nei dintorni, soffermandosi di tanto in tanto su qualche dettaglio che pare interessarlo almeno per qualche istante. Continua a muoversi, di tanto in tanto con un imprecazione o uno sbuffare in sottofondo, sillabando bestemmie a dei probabilmente immaginari o pregati da qualche strana tribù incontrata nei suoi viaggi.
Ragazzo, devi parlare più forte sei vuoi che ti senta. Afferma, serio, senza guardare Webb al quale si rivolge.
Saranno segnali... ho visto che in dei posti scrivono le cose così. Guardiamo se c'è qualcosa di segreto in giro.
Si ferma, da un occhio agli altri. Anzi... guardate, che io sono vecchio e non ci vedo. Vi copro le spalle.
Dice, mettendosi comodo, spostando quindi tutto il proprio peso sul bastone appuntito, quel palo simile ad una corta lancia.
Scuote il capo, rispondendo alle parole riguardo ai banditi. Mh... no, non lo so. Giovane, ti sembra tanto differente un cannibale da quell'altro? Gli volge quindi un occhiataccia, sbuffando lieve poco dopo.

Medesimo sguardo verso l'altro giovane, che prima di rivolger a lui qualche parola osserva a lungo, profondamente.
Mh... E' il primo suono ad uscire dalla sua bocca, un lungo mormorio gracchiante.
Verso la seconda frase del ragazzo, Crogar stavolta annuisce.
E' meglio se restiamo uniti. Sentenzia, aggiungendo. Piuttosto, aiuta questo qua. E fa un cenno a Webb, muovendovi la testa. Svelto figliolo! Lo sprona, voltando altrove lo sguardo.